AL Teatro San Babila Paolo Villaggio

12 novembre 2013

“Vita, morte e miracoli”  testo e regia di Paolo Villaggio

I ricordi riaffiorano leggeri, come condotti per mano sul filo della tenerezza o su quello, più graffiante, dell’ironia. Attraverso le tappe più curiose o divertenti di una vita, si delinea anche uno spaccato della Genova degli anni ’30/’40 e con essa torna il sapore dolce-amaro di quei lontani giorni di scuola, quello delle prime disavventure amorose e quello, decisamente più gradevole, del tempo trascorso con gli amici Gassman, Tognazzi, de André, Ferreri. Un palcoscenico spoglio, dalle quinte oscurate, è tutto quanto occorre all’attore/scrittore per incantare il pubblico tra divertimento e un pizzico di malinconia. A far da supporto, quasi miniera inesauribile, la ricchezza di cose realizzate tra cinema, TV, editoria, teatro. “Sono le tre del mattino nella mia casa bianca sul mare, alle Bocche di Bonifacio, in Corsica. E’ una magnifica notte senza luna. Il faro di Capo Pertusato illumina, a intervalli regolari, il soffitto della mia stanza. L’acqua è immobile, non una bava di vento, solo l‘odore del mare. Non è una notte normale, questa è la mia grande notte, perché è l‘ultima della mia vita. Maura è addormentata vicino a me: la guardo e provo uno slancio di grande affetto. Sorrido, perché nel suo volto c‘è sempre l‘espressione di bambina che ho tanto amato. E’ il momento del distacco. Le bacio la fronte e il suo odore mi fa tornare a una notte lontana, quando le ho illuminato il viso con un bicchiere pieno di lucciole. E’ il 10 agosto di tantissimi anni fa. Ora sono a Genova, in un boschetto di pitosfori sulla spiaggia di San Giuliano, in Corso Italia. Anche questa notte il mare è piatto, non c‘è la luna, ma centinaia di lucciole. E i pitosfori sembrano alberi di Natale. Li vicino c‘è una baracchetta di legno dove vendono pezzi di cocco e si può bere della gazzosa squisita. Prendo un bicchiere di vetro, lo riempio di lucciole, lo capovolgo sul palmo della mano sinistra e, con quella lanterna magica, illumino il viso di mia moglie, che ha quindici anni. E solo in quel momento, per la prima volta e a quella luce speciale, noto una cosa che di giorno non ero mai riuscito a vedere: tante, tantissime piccole efelidi sul suo naso. Sono sempre stato ossessionato dall‘idea di capire se un momento che sto vivendo è un momento felice. Vi confesso, a distanza di molti anni, che quello è stato il momento più felice della mia vita.”

BIOGRAFIA MA NON SOLO Paolo Villaggio è nato a Genova il 30 dicembre 1932. Suo fratello gemello Piero, che è professore di matematica alla Scuola Normale (si fa per dire) di Pisa, ha ormai già tre anni meno di lui, dato che per vanità si abbassa l’età come una zitella irlandese. Paolo e Piero hanno frequentato tutte le scuole assieme. Il compagno di banco di Piero si chiamava Paolo Fresco e ha fatto una gran carriera alla Fiat. Paolo Villaggio, dal 1960 al 1962, ha fatto l’animatore a bordo delle navi della Costa Crociere. Suoi compagni di viaggio: Fabrizio De Andrè, un poeta genovese che suonava la chitarra in prima classe ed è diventato un famoso chansonnier italiano; e un pianista milanese molto bravo, Silvio Berlusconi, che ha fatto anche lui una gran carriera. In quegli anni ha scritto le parole di qualche canzone con Fabrizio; la più nota è Carlo Martello. Nel 1968 Villaggio ha finalmente sfondato in televisione. Poi ha fatto settantaquattro film, ha scritto sei libri, tradotti in Francia, in Sudamerica e in Russia. Il suo grande successo sono stati i libri, ma anche i film della serie “Fantozzi”. Però, per essere considerato un “grande”, ha dovuto fare anche dei film con Fellini, Monicelli, Olmi e Lina Wertmuller. Ha vinto: due Grolle d’Oro a Saint-Vincent, un David di Donatello, un Nastro d’Argento, il Pardo d’Oro a Locarno, un Orso d’Argento a Berlino, un’Aquila d’Oro a Montreal, il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia, il premio della Regia Televisiva, il premio Mario Riva della TV, la Palma d’Oro dell’umorismo a Bordighera per due anni consecutivi, il Forte dei Marmi per la satira politica e quattro Telegatti. Parla discretamente l’italiano, bene il francese, male l’inglese e sa una sola parola di turco. Ha una casa “unica” sulla scogliera di Bonifacio nel sud della Corsica, una casa a Cortina e una a Roma dove vive abitualmente con tre cani Labrador.

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