La Broncopneumopatia cronica ostruttiva patologia, pur se molto diffusa, è ancora misconosciuta

Chiesi Farmacuetici supporta un progetto editoriale per far conoscere la BPCO

  Salute  

Lunedì 12 dicembre, a Milano, è stato presentato il progetto editoriale “Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), se la riconosci la curi meglio. Viaggio nel pianeta di una malattia ‘misconosciuta’”, ideato e curato da Claudio Barnini, giornalista dell’Agenzia Giornalistica Repubblica (AGIR), edito da Galileo Servizi editoriali, con il supporto di Chiesi Farmaceutici.

Il volume raccoglie le testimonianze di pazienti, le novità medico-scientifiche, analisi farmaco-economiche, propositi ed esperienze di intervento e gestione per favorire un dibattito serio e approfondito sulla BPCO, malattia molto più comune e diffusa di quanto si pensi, ma prevenibile: è, infatti, il risultato di un’esposizione persistente ai fattori di rischio nel corso del tempo e solitamente insorge in età adulta.

La broncopneumopatia cronica ostruttiva, destinata a diventare, nel 2020, la quinta in termini di disabilità e qualità della vita e, nel 2030, la terza causa di morte, è una malattia cronica dell’apparato respiratorio (bronchi e polmoni), grave e complessa, caratterizzata da un’ostruzione persistente delle vie aeree (riduzione del flusso aereo). Tale ostruzione, di solito, è progressiva e si associa ad un’anomala risposta infiammatoria del polmone e delle piccole vie aeree.

La BPCO è direttamente correlata alla prevalenza dell’abitudine al fumo, attivo e passivo), all’inquinamento ambientale (smog, polveri sottili), professionale (particelle, fumi, e vapori irritanti) ed a quello degli ambienti domestici. Altri fattori predisponenti all’insorgenza della malattia sono asma, iperattività bronchiale, infezioni delle vie respiratorie (bronchiti, polmoniti, pleuriti), cause genetiche.

Nella persona ammalata di BPCO il lume delle vie aeree è ristretto e c’è una maggior produzione di espettorato che causa la tosse e rende difficoltoso il passaggio di aria durante l’espirazione. La parete dei bronchi è inspessita ed alterata e gli alveoli sono rigonfi di aria intrappolata. I muscoli respiratori, sforzandosi di espellere l’aria, diventano, così, meno efficienti e il respiro sempre più difficoltoso.

La BPCO è definita anche un “ombrello” di patologie che interessano le vie aeree: come la bronchite cronica (a carico dei bronchi) e la bronchiolite (a carico dei bronchioli, le ultime ramificazioni dei bronchi). Quando l’infiammazione cronica arriva a distruggere il tessuto polmonare (parenchima polmonare che circonda l’albero bronchiale) si giunge ad una condizione nota come enfisema polmonare. L’ostruzione al flusso non è completamente reversibile e tende a peggiorare nel tempo. Nel lungo termine l’infiammazione e l’accumulo di secrezioni mucose provoca un vero e proprio restringimento dei bronchi, con conseguente riduzione consistente della capacità respiratoria. Inoltre, le riacutizzazioni e la presenza di comorbidità - soprattutto nei pazienti più anziani - contribuiscono alla gravità complessiva nei singoli pazienti.

Per una corrette diagnosi di questa patologia è fondamentale, però, riuscire a capirne per tempo i sintomi caratteristici: la dispnea cronica ed evolutiva, la tosse e l’espettorazione, che possono variare da giorno a giorno e che possono precedere di molti anni lo sviluppo dell’ostruzione bronchiale. Una volta insorta, la malattia, a seconda dell’intensità dei sintomi, si distinguono ben quattro stadi: forma lieve (stadio 1), in cui è frequente la tosse, occasionalmente accompagnata da secrezioni. Può comparire dispnea (affanno), in occasione di sforzi importanti; forma moderata (stadio 2), in cui sono frequenti sia la tosse che le secrezioni bronchiali. E' frequente la dispnea (affanno), soprattutto camminando a passo veloce o facendo uno sforzo. Non si riescono a portare a termine lavori molto pesanti. Guarire da una bronchite o da una malattia da raffreddamento può richiedere molte settimane; forma grave (stadio 3), in questo caso diventano ancora più frequenti sia la tosse che le secrezioni bronchiali. L’affanno rende impossibile svolgere anche alcune attività della normale vita quotidiana come camminare, fare le scale; forma molto grave (stadio 4), in cui l’affanno è presente anche a riposo e rende impossibile svolgere anche le più semplici attività della normale vita quotidiana come alimentarsi, lavarsi e vestirsi. Le riacutizzazioni diventano più frequenti e più gravi e aumenta il rischio di ricovero ospedaliero e di mortalità.

Infine, segnaliamo che la BPCO è frequentemente associata a una o più comorbidità (ipertensione, malattie cardiovascolari, osteoporosi, diabete, depressione, tumore al polmone), che contribuiscono al peggioramento della condizione clinica del paziente. In particolare, le patologie cardiovascolari sono la comorbidità più comune, oltre a incrementare il rischio di riacutizzazioni, determinano un peggioramento della dispnea e un incremento del rischio di mortalità.

Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno nel mondo muoiono 3 milioni e 280mila persone a causa della broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), una malattia. In Italia le malattie dell’apparato respiratorio rappresentano la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. La Bpco, in particolare, è causa di circa il 55 per cento delle morti per malattie respiratorie croniche.

Purtroppo solo il 14 per cento degli italiani conosce la Bpco.

Il problema nasce dalla principale causa delle malattie respiratorie, il fumo - ha dichiarato Francesco Blasi, Professore ordinario Malattie Respiratorie, Università di Milano - che “nasconde” attraverso sintomi generici, quali tosse e catarro, tante altre patologie.

Proprio per rimettere al centro dell’attenzione questa malattia. dal forte impatto clinico e socioeconomico, è nato il progetto editoriale curato da Claudio Barnini con il supporto di Chiesi Farmaceutici.

Abbiamo creato un tavolo di discussione e confronto - ha spiegato Claudio Barnini, giornalista Agir e autore della pubblicazione - attorno al quale tutti gli attori della Bpco (oltre 40, tra rappresentanti di istituzioni, comunità accademica, società scientifiche e associazioni di pazienti e medici, giornalisti, ricercatori e nutrizionisti) potessero fornire, in base alle proprie competenze specifiche, un quadro di lettura chiaro e aggiornato del fenomeno dal punto di vista clinico, sociale ed economico-sanitario.

Le malattie respiratorie, infatti, sono un’emergenza sanitaria in parte sommersa a causa di scarsa prevenzione e precisione nella diagnosi.

I malati di Bpco sono di più rispetto a quelli acclarati. - ha dichiarato Francesco Blasi, Professore ordinario Malattie Respiratorie, Università di Milano - Secondo le ultime stime, infatti, il 60 per cento delle persone affette da Bpco non sa di esserlo e quindi, siccome parliamo di malati che rappresentano circa il 3 per cento della popolazione, ecco che quelli effettivi sono quasi il 9 per cento.

E’ sempre più necessario, quindi, portare all’attenzione dell’opinione pubblica questa malattia cronica, degenerativa e misconosciuta e potenziare e migliorare gli interventi di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie respiratorie, implementando anche progetti di medicina di iniziativa, capaci di superare le diseguaglianze nell’accesso alle cure, prolungare l’aspettativa di vita, ma anche ottimizzare i costi della assistenza.

Un primo passo in tal senso è stato fatto in Toscana, con le sperimentazioni del Chronic Care Model, condotte dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) ed inserite, in via sperimentale, nel Piano Sanitario della Regione fin dal 2008. Da due anni sono diventate la prassi organizzativa del Percorso diagnostico terapeutico del malato affetto da BPCO.

Abbiamo creato team multidisciplinari composti da medico di medicina generale, infermieri, specialista pneumologo e fisioterapista al fine di educare il paziente a una gestione ottimale della terapia. - ha spiegato Saffi Ettore Giustini, Coordinatore AFT e Consulente Assistenza Primaria, Responsabile Area Farmaco SIMG - Questo approccio integrato permette di migliorare il tasso di compliance e quindi anche ritardare la progressione della malattia e l’insorgenza delle sue complicanze, con evidenti vantaggi per la qualità di vita del paziente. E’ stato infatti osservato che tra gli assistiti, l’ospedalizzazione per BPCO o per insufficienza respiratoria diminuisce del 7% rispetto a coloro che non sono seguiti da un team multidisciplinare.

I modelli di medicina di iniziativa come il Chronic Care Model, unitamente a campagne di informazione e sensibilizzazione della popolazione e dei pazienti, contribuiscono a un reale e attivo coinvolgimento del paziente che diventa quindi coprotagonista del suo processo di cura, spesso caratterizzato da difficoltà nell’impiego dei farmaci, in particolare i device, oppure dalla presenza di comorbidità e dei relativi trattamenti. - ha affermato Salvatore D’Antonio, Presidente dell’Associazione Italiana Pazienti BPCO nonché specialista pneumologo. - La terapia farmacologica deve essere quindi adeguata alle caratteristiche del paziente, e il paziente a sua volta deve essere “educato” a seguire correttamente la terapia e a riconoscere e non sottovalutare eventuali sintomi, preludio di possibili peggioramenti (riacutizzazioni).

La prefazione del libro è a cura di Gian Maria Fara, Presidente di Eurispes, l’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali, che opera nel campo della ricerca politica, economica e sociale, dal 1982.

Info: Chiesi Farmaceutici S.p.A.

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