Il bar storico, il nuovo ristorante

Il Caffé Meletti di Ascoli Piceno

  Food and beverage  

Il Caffè Meletti conserva il fascino di un tempo e mostra capacità di essere al passo con i tempi. Inaugurato il 18 maggio 1907, dopo che l’industriale produttore di liquori Silvio Meletti volle trasformare la struttura che dal 1884 ospitava gli uffici della Posta e del Telegrafo, rappresenta da sempre un punto di riferimento per i cittadini e per i turisti che visitano Ascoli Piceno. Inserito tra i locali storici d’Italia, il “Meletti” è uno dei luoghi più visitati di una città che offre al turista un ricco patrimonio architettonico che ha nei palazzi, nelle chiese, nei chiostri, nei teatri, tra i vicoli e le piazze le principali attrazioni del bellissimo centro storico costruito in travertino.

Affacciato sulla rinascimentale piazza del Popolo, accanto al palazzo dei Capitani e di fronte alla Chiesa di San Francesco, il Caffè Meletti oggi è di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno che lo ha rilevato nel 1996 con l’obiettivo di salvaguardare un patrimonio e restituirlo alla comunità in tutto il suo splendore.

Crediamo che la Fondazione debba essere di supporto reale e concreto alla comunità economica locale – spiega il presidente della Fondazione Vincenzo Marini Marini – e questo è possibile attraverso la valorizzazione delle eccellenze del territorio, siano esse rappresentate dalle produzioni tipiche alimentari o siano invece strutture che contribuiscono all’attrazione turistica-culturale come il Caffè Meletti, un luogo che appartiene a tutti gli ascolani e, forse, a tutti gli italiani che amano le cose belle e di qualità.

Oggi il Caffè Meletti, sotto la nuova direzione affidata a Tarcisio Mazzitti, torna offrire anche il servizio di ristorazione gourmet nella sala al piano superiore, arricchendo così un servizio che nell’ultimo anno, in attesa della ristrutturazione, è stato limitato alla formula bistrot solo all’ora del pranzo, un periodo che tuttavia ha consentito allo chef Roberto Di Sante di mettere a punto un menù che parte dalla tradizione marchigiana (e picena in particolare) per trovare anche spunti creativi nell’ottica di esaltare i prodotti tipici delle aziende locali.

Il Caffè Meletti è molto frequentato durante l’intera giornata con una clientela sempre varia, a dimostrazione del riconosciuto ruolo di aggregatore sociale e culturale oltre che di interesse storico-artistico grazie anche alla sobria eleganza dei suoi arredi, delle pitture e agli ornamenti in stile liberty: se la colazione al mattino affianca i croissant alle crostate con confetture e marmellate di produzione locale, l’arrivo del mezzogiorno e della sera vede all’opera con il sorriso e una sempre affascinante manualità i barman che mixano colori e gusti per aperitivi, long e soft drink che si accompagnano anche ad alcune preparazioni della cucina. L’ora pomeridiana del the e della cioccolata si conforta con i dolci tradizionali del periodo, così come famiglia con il sempre rinnovato rito delle paste (i bignè) per il pranzo della domenica, senza contare dell’irresistibile attrazione della gelateria che da maggio a ottobre si illumina di gusti e di colori.

Una delle certezza rimane l’Anisetta Meletti, lo storico liquore a base di anice che con il Caffè conserva un legame a doppio filo, le cui bottiglie brillano dall’alto delle credenze e nelle vetrine del punto vendita interno insieme a diversi prodotti di pasticceria e alle tipicità picene.

A tavola si può scegliere tra un’informale pausa pranzo al piano terra, con una selezione giornaliera di preparazioni, e il più ampio menù della sera servito nell’elegante sala al piano superiore dalla quale si ammira tutta la piazza. Ecco la misticanza con le animelle croccanti, la zuppetta di ceci sultano con croccante di pane al rosmarino e anice stellato o la selezione dei salumi e dei formaggi marchigiani; immancabili i maccheroncini di Campofilone agli asparagi selvatici o con il classico sugo delle tre carni, le tagliatelle condite con sugo di rigagli di pollo o con il trittico primaverile di guanciale, fave e piselli, e ancora tortellacci di manzo con pomodorini e scaglie di formaggio di fossa. Tra i secondi spiccano i diversi tagli di manzo di razza marchigiana, il fritto misto all’ascolana (che oltre all’oliva tenera farcita comprende la costatina di agnello, insieme a carciofi, zucchine, melanzane e cremini), ma ci sono anche la pancetta di maiale laccata con cicorietta piccante o il baccalà al pomodoro. La vena pasticcera dello chef porta in tavola diverse preparazioni al cioccolato o alle creme con sfoglie sottilissime e pan di spagna delicati, ma c’è anche il buonissimo gelato di casa. Il Piceno e le Marche sono i principali naturalmente protagonisti anche della cantina del Caffè Meletti, che propone una lista con bassi ricarichi e alcune scelte al bicchiere, dal Falerio al Pecorino, dalla Passerina (anche in versione spumante) ai Verdicchi, fino alle alte vette del Rosso Piceno, del Rosso Conero e dell’Offida Rosso, per poi addolcirsi sui bianchi passiti, sul vin santo o sul vin cotto.

In origine è una struttura progettata dall’ingegnere Marco Massimi per ospitare gli uffici della Posta e del Telegrafo. La costruzione viene realizzata tra il 1881 e il 1884 e solo in seguito trasformata in un raffinato Caffè. È il 1905 quando Silvio Meletti, industriale produttore di liquori, acquista la palazzina a un’asta pubblica. L’idea del nuovo proprietario è di trasformare l’edificio in un raffinato esercizio commerciale e commissiona, quindi, i lavori all’ingegnere Enrico Cesari e al pittore decoratore Pio Nardini. Con il nome di Caffè Meletti, il locale viene inaugurato la sera del 18 maggio 1907. Da quel momento il Caffè diventa un luogo di ritrovo per i cittadini e per i personaggi più in vista della città. Il locale è un punto di riferimento grazie anche alla ricchezza dei suoi arredi, alle pitture e agli ornamenti. Nel 1981 viene dichiarato dal Ministero dei beni culturali e ambientali “locale di interesse storico e artistico”. Nel 1990, dopo ben 83 anni di attività, il locale viene chiuso. La comunità di Ascoli Piceno presenta una serie di petizioni, orfana di un luogo storico, di un punto di riferimento culturale e mondano, meta di riti domenicali indimenticabili. Nel 1996 la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno rileva la società Caffè Meletti, proprietaria dell’immobile in cui è ubicato il Caffè. Il locale viene restaurato, per restituirlo alla città nel 1998. La struttura subisce una nuova opera di ristrutturazione nel settembre del 2010, per poi riaprire al pubblico nel novembre del 2011.

Il Caffè Meletti è uno dei 150 caffè storici d’Italia e si affaccia su Piazza del Popolo, la piazza principale di Ascoli Piceno. I vari restauri non hanno snaturato la struttura originaria in stile liberty. Il colore dominante della tinteggiatura esterna è il rosa antico, colore che lo differenzia fra tutti gli edifici storici della città. Frontalmente si notano il portico ad arcate, una fila di finestre ad arco e, all’ultimo piano un’ampia balconata chiusa dal parapetto chiaro: una facciata progettata per inserirsi nel contesto urbanistico di Piazza del Popolo. Gli affreschi del sottoportico, riscoperti dopo il restauro del 1998, sono di Giovanni Picca (1840-1910), uno dei maggiori scenografi e decoratori teatrali italiani, e alludono alle funzioni postali legate all’idea di progresso. All’interno spiccano grandi specchi a parete, divani rivestiti in velluto verde, arredi lignei lavorati e intagliati, i tavolini rotondi realizzati in marmo bianco di Carrara e piede in ghisa e le sedie viennesi. Il soffitto della sala del piano terra presenta affreschi realizzati, tra il 1906 e il 1907, da Pio Nardini, i quali rappresentano puttini tra rami di anice (con riferimento all’anisetta, il liquore-simbolo del Caffè). I primi lavori di ristrutturazione risalenti al 1998 vengono eseguiti secondo i criteri del restauro conservativo e questo ha consentito di scoprire decori da tempo dimenticati e restituito nel suo originario splendore, ma adeguato in termini tecnologici e di sicurezza.

Molti i personaggi che si sono seduti ai tavolini del Caffè: Giuseppe Saragat, Sandro Pertini, Pietro Mascagni, Beniamino Gigli, Osvaldo Licini, Simone de Beauvoir, Guido Piovene, Jean Paul Sartre, Mario Soldati, Eduardo De Filippo, Trilussa che scrive: “Quante favole e sonetti m’ha ispirato la Meletti” riferendosi anche allo storico liquore che nel Caffè si serve con un chicco di caffè, per questo è anche detto “Anisetta con la mosca”. Negli ultimi mesi della Seconda Guerra il pittore Guttuso vi progettò la rivista “L’Orsa Maggiore, e nel periodo della Dolce vita, più volte il Meletti diventa set cinematografico: nel 1960 Francesco Maselli vi gira diverse scene del film “I delfini”, mentre Pietro Germi nel 1971 dirige “Alfredo Alfredo” dove compaiono alcune immagini del Caffè.

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