A Milano il 5 luglio 2008 è stata inaugurata la mostra di Bertozzi & Casoni

Nulla è come appare. Forse

  Cultura e società   

Bertozzi & Casoni è una società in nome collettivo fondata nel 1980 a Imola da Giampaolo Bertozzi (Borgo Tossignano, Bologna, 1957) e da Stefano Dal Monte Casoni (Lugo di Romagna, Ravenna, 1961). Appena terminati gli studi all’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza, Bertozzi e Casoni partecipano alle manifestazioni che tentano di mettere a fuoco i protagonisti e le ragioni di una “nuova ceramica”. I primi momenti espositivi avvengono con “Il Lavoro felice” del 1980, “Faenza ‘82. Il primato dell’artista” del 1982 e “La nuova ceramica” dello stesso anno.

Abilità esecutiva e distaccata ironia caratterizzano già le loro prime creazioni in sottile maiolica policroma. Importante è la collaborazione con la Cooperativa Ceramica di Imola dove collaborano come ricercatori nel Centro Sperimentazioni e Ricerche sulla Ceramica. Negli anni Ottanta e Novanta il virtuosismo esecutivo raggiunge nuovi apici tra opere scultoree, intersezioni con il design e realizzazioni di opere di affermati artisti italiani ed europei: Arman e Alessandro Mendini, tra gli altri. Del 1993 è il grande pannello Ditelo con i fiori collocato su una parete esterna dell’Ospedale Civile di Imola. Negli anni Novanta emerge nel loro lavoro un aspetto maggiormente concettuale e radicale: la ceramica assume dimensioni sempre maggiori fino a sconfinare nell’iperbole linguistica e realizzativa.

La critica e le più importanti gallerie d’arte nazionali e internazionali si interessano al loro lavoro. Sperone Westwater e Cardi diventano gallerie di riferimento privilegiato con mostre in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Le loro sculture, simboliche, irridenti e pervase da sensi di attrazione nei confronti di quanto è caduco, transitorio, peribile e in disfacimento sono diventate icone, internazionalmente riconosciute, di una, non solo contemporanea, condizione umana.

L’ironia corrosiva delle loro opere (il Bambi disneyano sulla tanica di benzina con bomba a mano, la scimmia albina con pala per il pattume seduta su un tavolo di Saarinen ricoperto da una crinolina, i vassoi con gli avanzi di un pasto, il teschio con palle di Natale decorate con scene erotiche orientali) è sempre controbilanciata da un inossidabile perfezionismo esecutivo. Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale, Bertozzi & Casoni indagano i rifiuti della società contemporanea non escludendo quelli culturali: sia quelli del passato che quelli delle tendenze artistiche a noi più vicine. Icone quali la Brillo box passata al vaglio della Pop Art o le lattine di Merda d’artista di Piero Manzoni trovano, in una raffinata versione ceramica che ne indaga l’obsolescenza, sia i segni di un tempo irrimediabilmente trascorso sia un congelamento in assetti che, per converso, li affidano a destini davvero immortali.

Negli anni Duemila, Bertozzi & Casoni abbandonano l’uso della maiolica per privilegiare, in una sorta di rinnovata “epopea del trash”, l’utilizzo di materiali ceramici di derivazione industriale che accrescono il potere ipnotico dei loro lavori divenuti tecnicamente perfetti, ben oltre i risultati, già eccezionali, precedentemente acquisiti.

Nel 2007 espongono a Cà Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, tre grandi opere in concomitanza con la Biennale: Composizione in bianco (un orso bianco a grandezza naturale realizzato in un solo pezzo che trascina su un pack di diciotto metri quadrati i resti di un pasto a spese di una spedizione artica), Le bugie dell’arte (un Pinocchio che, tramutatosi in bimbo, è divenuto anche scheletro e paradossalmente immortale come sottolinea la patinatura in oro) e Composizione e scomposizione (una serie di pannelli scatolari con uno sviluppo di oltre sette metri lineari che contengono una fitta serie di immagini dalle più varie provenienze sormontate da un coacervo di tubazioni tanto illogiche quanto ancora dedite alla loro funzione di alimentazione, in questo caso estetica).

Nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano, Bertozzi & Casoni espongono i loro lavori più recenti, come Morte al bar o Riflessione della morte: grande composizione con tre tavolini da bar ricoperti da rifiuti e una Morte con scheletro in argento seduta con a fianco la falce, suo quotidiano strumento di lavoro. La Morte riflette, con riferimenti alla Melencolia I di Albrecht Dürer, su se stessa e sul proprio operato. Altre due opere, Tavolino con vaso e due versioni della Brillo box, completano questa prima installazione.

Una sala è dedicata alle “sparecchiature”: cestini e vassoi ricolmi di rifiuti e resti di pasti ma anche di mirabili fiori stranamente freschi e vivi. Il tutto in una versione ceramica estremamente attenta a riportare le più sottili e minime caratterizzazioni della realtà (si notino i gusci d’uovo diversamente pigmentati e colorati) come capace di rinvenire anche in questi scarti i segni della bellezza.

Opera particolarmente impegnativa sia per dimensioni che per complessità e ricchezza iconografica è Scheletro con tagliaerba. Ultima versione di un tema indagato fin dagli anni novanta con Madonna con il tosaerba, Evergreen e Scegli il Paradiso, l’opera raffigura una scheletro in argento massiccio nell’atto di tosare un prato di magnifici fiori che cresce su una grande zolla dalla quale spuntano, in chiave di moderna archeologia, rifiuti e oggetti gettati. Tra ammonimento e disincanto gli artisti si dedicano con pari impegno a fare coesistere sullo stesso piano, e con la medesima attenzione formale, oggetti e temi della più varia origine innescando spiralici meccanismi di pensiero mai definitivi ma sempre fortemente interrogativi.

Infine tre grandi opere: Cicogne su cassette da frutta, alta oltre tre metri, Cassette pronto soccorso con alveare, con uno sviluppo orizzontale di tre metri e Composizione - Scomposizione, sette pannelli che, composti, occupano una parete di oltre dodici metri quadrati. Sfidando convenzioni linguistiche e le tradizionali possibilità di un materiale quale la ceramica, Bertozzi & Casoni sanno, comunque, far sottacere i dati della ricerca tecnica a favore di un dispiegamento formale e visivo di estrema naturalezza.

Con Bertozzi & Casoni una delle grandi vie dell’arte della ceramica del novecento, la scultura tout court, trova, dopo Arturo Martini, Angelo Biancini, Leoncillo, Lucio Fontana e Fausto Melotti, nuove, inedite possibilità.

La mostra, che a Milano si concluderà il 2 settembre, vedrà come sede anche il Museo Intenazionale delle Ceramiche in Faenza a partire dal 19 settembre 2008 all’11 gennaio 2009. Informazioni: Museo Internazionale delle Ceramiche - tel 0546.697311 - www.micfaenza.org

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