Alcuni dei principali risultati dell’indagine condotta da Astra per Fimap

Gli Italiani e la pulizia degli ambienti chiusi

  Ambiente, Igiene e Sicurezza  

  Le 1.008 interviste telefoniche sono state somministrate col metodo CATI (Computer Aided Telephone Interviewing) a un campione rappresentativo dellapopolazione italiana dai 18 anni in su (esclusi i nonresidenti e i membri delle convivenze: ospedali, ospizi, convitti,carceri, caserme, conventi, ecc.) pari a circa 49.0 milioni diadulti.Il 93% dei nostri connazionali dà una grandissimaimportanza alla pulizia e all’igiene degli ambienti chiusi(esclusi quelli della propria casa, che non sono stati oggettod’indagine). Solo il 7% dà un rilievo modesto o quasi nullo atale tematica-chiave (specie gli ultra54enni e alcuni giovani, iresidenti nel Lazio, i lavoratori autonomi e le casalinghe con ipensionati, coloro che vivono soli).

L’attenzione, all’opposto, èmassima tra i 25-44enni, nelle regioni cosiddette ‘rosse’(Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche), nei cetisuperiori e quello medio impiegatizio così come tra i salariati,nelle famiglie non piccole e in particolare in quelle conbambini e/o ragazzini.Sono tre le motivazioni dell’ostilità minoritaria: il fatto chepulire gli ambienti sia una fatica e una seccatura per chi sene occupa (per il 34% degli adulti), l’essere quella dell’igieneuna mania spesso esagerata e ossessiva che toglie il fiato aiconviventi (29%), il suo utilizzo strumentale quando vieneusata come un ricatto, un modo per togliere libertà allepersone (specie ai giovanissimi e ai giovani).Il gigantesco goodwill per la pulizia e l’igiene degli ambientichiusi deriva dal fatto che esse sono considerate da oltre il90% degli italiani un segno di educazione e di rispetto per glialtri, un aiuto a vivere meglio, un’arma essenziale nella difesadella salute e nella prevenzione di varie malattie, unefficace indicatore di ordine e di buona organizzazione, unsegnale di civiltà, un modo per rendere gli ambienti piùgradevoli e sereni incrementando la qualità della vita, undiritto di chi vive o frequenta i vari luoghi.Ma qual è la soddisfazione degli italiani circa la pulizia degliambienti chiusi – diversi dalla propria abitazione – chefrequentano? Essa varia assai da caso a caso. In concreto: ilgiudizio è buono per quel che concerne gli uffici privati (votomedio 7.5 in una scala ‘scolastica’ da 1/minimo a10/massimo); gli alberghi e le pensioni (voto 7.4); il proprioluogo di lavoro (idem); i negozi (idem). Su livelli discretitroviamo i bar e i ristoranti (voto medio 6.8), gli ospedali e gliambulatori (6.6), le scuole (6.5), i luoghi di divertimento(6.5) con – un po’ più in basso – gli uffici pubblici (6.2).Diversa e peggiore è la valutazione riferita alle fabbriche e aimagazzini (voto medio 5.8) e specialmente ai mezzi ditrasporto pubblici (4.9) e alle stazioni (4.3), per non parlaredei gabinetti pubblici (voto 3.9).IL GIUDIZIO CIRCA LA PULIZIA DI ALCUNI AMBIENTI CHIUSI(voti medi)In effetti gli insoddisfatti sono la maggioranza per quel cheriguarda gli uffici pubblici, le fabbriche e i magazzini, i mezzidi trasporto pubblici, le stazioni e le toilettes non private, conl’aggiunta che una vera e propria indignazione riguarda per il39% l’insieme di tram/bus/metropolitane/treni, per il 51%le stazioni e addirittura per il 59% i gabinetti pubblici.Sulla base di tutte queste informazioni è stato possibilecostruire il ‘Termometro Fimap’ della pulizia degliambienti chiusi in Italia. Si tratta di un indicatore sinteticoche va letto come un voto scolastico in una scala da 1/minimoa 10/massimo. Ebbene, all’inizio del 2008 tale Termometrosegnava un valore pari a 6.3, indicante una percezionecollettiva appena sufficiente della pulizia e dell’igiene degliambienti chiusi (esclusa l’abitazione).In genere i privati se la cavano meglio degli operatori pubblici:tra questi ultimi si ‘salvano’ al centro-nord i luoghi di cura e lescuole, mentre nel privato il trattamento riservato aglioperai è strutturalmente inferiore (e insufficiente) anche in molte realtà centro-settentrionali.Va aggiunto, comunque, che dall’inizio di questodecennio/secolo/millennio sembra in atto un processo dimiglioramento della pulizia degli ambienti chiusi, se è vero cheil 40% parla di sostanziale stabilità, il 20% di peggioramento(specie nel Lazio, nelle grandi città, a scapito delle donne edegli anziani) ma un doppio 40% riferisce di un incrementodell’igiene (specie nel Triveneto, nei piccoli comuni, per i 35-54enni e i soggetti di classe media). 

Concentriamoci ora sugli ospedali e sulle cliniche. Laquestione della pulizia e dell’igiene risulta qui, ovviamente,cruciale: il 97% degli italiani reputa che i nosocomi pubblici eprivati dovrebbero curare al massimo l’igiene anche pernon diffondere malattie, per non risultare iatrogeni. Ma qualè la situazione in realtà?LA FREQUENTAZIONE DEGLI OSPEDALI E DELLE CLINICHEPUBBLICI E PRIVATI NEGLI ULTIMI TRE ANNILa premessa è che ben 78 italiani su 100 hanno avutooccasione di frequentare negli ultimi tre anni ospedali ecliniche: si tratta di ben 38.2 milioni di italiani che vi si sonorecati per visitare uno o più pazienti (nel 62% dei casi)oppure in quanto pazienti essi stessi (52%); in più 1.7 milionilo hanno fatto quali medici, infermieri, tecnici, dipendentiamministrativi e altri 1.1 milioni quali fornitori di beni oservizi o per altri compiti minori (vigili del fuoco, ecc.). Conun’aggiunta: sempre nell’ultimo triennio quasi duefrequentatori su tre hanno avuto occasione di ‘toccare conmano’ due o più ospedali o case di cura.Ebbene, solo il 52% di tali pazienti o visitors o lavoratoriesprime una valutazione da discreta a ottima, mentre il48% si pronuncia in modo negativo o – in un caso su quattro– eccezionalmente negativo.Il principale problema è quello della straordinariadiseguaglianza tra le macro-aree del Paese: infatti, se dallalinea che unisca Grosseto ad Ascoli Piceno in su le cosesembrano funzionare piuttosto bene (talché l’insoddisfazionenon supera il 30%), nel Lazio e al sud la situazione vienedescritta come cattiva (nella regione della capitale col 40% diinsoddisfatti) o pessima (al sud, col 42% di insoddisfatti omeglio infuriati). Inoltre, sono i 45enni, gli studenti e il cetomedio impiegatizio a vivere più drammaticamente la realtàospedaliera, oltre che i residenti nei comuni con oltre 30milaabitanti (sono proprio i centri di cura più piccoli quelli ritenutipiù lindi, quasi familiari).INDICE DI SODDISFAZIONE SPECIFICA MOLTO NEGATIVOCerto, rispetto a 20-30 anni fa è notato un miglioramentodal 71%, anche se ciò non riguarda le regioni più povere (lonega il 56%), mentre la diseguaglianza sociale pesa assai (peril 54% l’igiene nei luoghi di cura è valida solo se si è ricchi,se si paga). Emerge anche qui un’area di degrado tutt’affattoche irrilevante: il 40% lamenta che la sporcizia in moltiospedali italiani costituisce un disonore per il Paese nelmondo; il 27% parla di un vero schifo, un’indecenzanazionale; il 12% controtendenza segnala addirittura unpeggioramento negli ultimi 4-6 lustri.Le cause percepite dell’esagerata sporcizia in questo mondosono variegate: il 68% lamenta che sia chi pulisce, sia chidovrebbe controllare è menefreghista; il 60% accusa leamministrazioni ospedaliere di carenza nei controlli; il 54%punta il dito sull’imprevedibilità e cioè sull’assenza di unacultura diffusa della qualità costante (“lo stessoospedale/clinica a volte è pulito e a volte è sporco”); il 46%sostiene che persino il godere dell’igiene in ospedale dipendedalle raccomandazioni, dall’avere le conoscenze ‘giuste’; il 33%dice di sapere che molto dipende dai redditi assolutamenteinsufficienti degli addetti alle pulizie; il 30% mette in lucela carenza strutturale di risorse tipica di moltissimi ospedaliitaliani; il 26% non ha dubbi e indica nel mancato uso deimigliori prodotti e delle più avanzate macchine per lapulizia una delle motivazioni-chiave di tale deficit.Ma cosa si dovrebbe fare per migliorare drasticamente lasituazione, rendendo gli ospedali pubblici e le cliniche privatepiù puliti e più igienici? Diffondere la cultura del rispettoper gli altri (per il 97%); capire e far capire che la pulizia el’igiene si aiutano a non prendere nuove malattie, siaaccelerano la guarigione dei pazienti, sia migliorano laqualità delle visite dei familiari, sia possono aiutare i medicie gli infermieri a lavorare meglio (tutti 96%); investire inun’adeguata formazione dei responsabili (95%); migliorarel’organizzazione del lavoro (94%), introducendo maggioricontrolli con sanzioni per chi lavora male (92%); usarespeciali prodotti di qualità e le migliori macchine cheaspirano la polvere o i liquidi, lavano i pavimenti e i vetri più lealtre superfici (78%). Il 77% aggiunge l’assoluta necessità diescludere interferenze dei politici nella gestione dei luoghidi cura, il 69% chiede salari più elevati per chi si dedica adun lavoro faticoso e a volte umiliante, il 48% propone dievitare gli appalti ad aziende o cooperative esterne.

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