Stili di vita corretti e terapie standard disponibili non sono sufficienti

Amarin: in arrivo una nuova strategia di prevenzione per il Rischio Cardiovascolare Residuo

  Salute  

L'azienda farmaceutica innovativa Amarin, che guida un nuovo paradigma nella gestione delle malattie cardiovascolari ed è impegnata ad accrescere l’awareness sul rischio cardiovascolare, che persiste al di là delle terapie tradizionali, e a migliorarne il trattamento, ha annunciato una nuova strategia di prevenzione per il Rischio Cardiovascolare Residuo.

Nei giorni scorsi ne hanno parlato a Milano Giuseppe Ambrosio, Professore e Direttore di Cardiologia, nell''Azienda Ospedaliera Università di Perugia, Furio Colivicchi, Presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), Claudio Bilato, Direttore dell'Unità Operativa Complessa di Cardiologia degli Ospedali dell'Ovest Vicentino, e Luca Ruffini, General Manager Amarin Italia.

Ricordiamo che le malattie cardiovascolari, in Italia, sono ancora responsabili del 44% di tutti i decessi. Si stima che nei pazienti che hanno già avuto un evento cardiovascolare, la probabilità di avere una recidiva è del 50% al primo anno, mentre in caso di evento ricorrente questo si alza raggiungendo il 75% nell’arco dei tre anni successivi.

Parliamo, allora, dei cosiddetti pazienti ad elevato rischio cardiovascolare residuo, una condizione che può avere grande impatto su chi soffre di una malattia cardiovascolare anche se in trattamento con terapie standard.

Giuseppe Ambrosio, Professore e Direttore di Cardiologia, Azienda Ospedaliera Università di Perugia, ha precisato: Per rischio cardiovascolare residuo si intende la probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare maggiore nonostante il paziente sia sottoposto al trattamento con le terapie standard raccomandate, oggi in grado di tenere efficacemente sotto controllo alcuni parametri, quali ad esempio ipertensione, colesterolo e glicemia. Questo è vero in tutti quei pazienti che vengono trattati in maniera ottimale, ma è ovviamente maggiore quando il trattamento non sia ottimale. Si aggiungono poi ulteriori fattori che concorrono ad aumentare il rischio residuo quali ad esempio l’utilizzo di farmaci non particolarmente potenti, la scelta di dosi non sufficientemente elevate, scarsa compliance da parte del paziente e, non da ultimo, altre patologie collaterali. Si stima che la percentuale di rischio residuo in pazienti con precedenti eventi sia di circa il 30% maggiore rispetto ai soggetti sani.

Le strategie attuali, farmacologiche e non, non azzerano, infatti, il rischio di nuovi eventi cardiovascolari, ovvero il rischio residuo. I fattori influenzanti il rischio cardiovascolare residuo sono vari: oltre ai fattori noti, ma non modificabili (età, sesso e predisposizione genetica), sono da tenere in considerazione anche adiposità addominale, pressione arteriosa, insulino-resistenza e fumo. Anche le dislipidemie giocano sicuramente un ruolo importante nella probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare, Da tener sotto controllo, quindi, in particolar modo, i trigliceridi (micro particelle di grassi che circolano nel sangue), al pari degli alti livelli di colesterolo LDL, volgarmente noto come “colesterolo cattivo”, che contribuiscono alla creazione delle placche aterosclerotiche, principali cause dell’infarto.

Furio Colivicchi, Presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), ha spiegato: Ad oggi sono diverse le misure terapeutiche efficaci per tenere sotto controllo il rischio lipidico, tra cui le statine, ezetimibe e i farmaci biologici, ma nonostante questi trattamenti una buona percentuale di pazienti continua ad essere esposta ad un rilevante rischio residuo, legato ad una serie di componenti che non siamo ancora in grado di gestire al meglio come il rischio residuo infiammatorio, l’elevata concentrazione sierica di acido urico (iperuricemia) e infine la problematica molto diffusa dei trigliceridi.

Il ruolo dei trigliceridi è stato rivalutato solo recentemente, quando si è osservato come, nel paziente con valori di colesterolo normalizzati dal trattamento con statine, la presenza di elevati livelli di trigliceridi costituisse ancora un fattore di rischio cardiovascolare rilevante e quindi come fosse necessario mantenerlo controllato.

Ma, i risultati dello studio REDUCE-IT hanno confermato i benefici dell’Icosapent etile, un estere altamente purificato dell’acido eicosapentaenoico (EPA), disponibile in una formulazione ad alto dosaggio.

Il farmaco innovativo di Amarin ha dimostrato un’efficacia significativa nella riduzione dei livelli di trigliceridi e del rischio cardiovascolare.

Il Prof. Furio Colivicchi ha detto: L’Icosapent etile, grazie alla sua formulazione altamente purificata di EPA, ha dimostrato di avere un effetto significativo, in termini di sicurezza ed efficacia, non solo nella riduzione dei livelli di trigliceridi, ma anche su una serie di altre componenti clinicamente rilevanti, come il rischio aritmico. L’aspetto interessante è che il suo effetto sembra essere in qualche misura indipendente dai trigliceridi. Infatti, altri trattamenti farmacologici in grado di abbassare i livelli dei trigliceridi non hanno avuto un impatto favorevole sulla prognosi clinica dei pazienti. Solo icosapent etile è risultato efficace nel ridurre i trigliceridi e dimostrare al tempo stesso un beneficio clinico significativo.

Oggi, l’icosapent etile è l’unico farmaco all’orizzonte che sembra poter ridurre gli eventi l’cardiovascolari in aggiunta alle statine, rappresentando di fatto una nuova e potente arma terapeutica nelle mani del medico.

Claudio Bilato, Direttore Unità Operativa Complessa di Cardiologia, Ospedali dell'Ovest Vicentino, ha spiegato: Le malattie cardiovascolari sono i veri big killer dei paesi industrializzati. Solo per citare qualche dato, la cardiomiopatia ischemica è responsabile del 28% di tutte le morti, mentre gli eventi cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori. La pandemia ha inoltre contribuito ad aggravare la situazione. Il covid-19 ha agito sulle patologie del cuore a diversi livelli: nelle persone colpite dal virus ha generato infezioni del tessuto miocardico, trombosi, aritmie e cardiomiopatie da stress; secondariamente ha contribuito a ritardare la diagnosi, complicando la gestione e l’aspetto di prevenzione delle malattie cardiovascolari e riducendo le ospedalizzazioni per scompenso. Mentre, nel prossimo futuro scopriremo le implicazioni sociali, come isolamento, depressione e ansia, ed economiche che questa pandemia ha lasciato sulla popolazione.

L’innovativo trattamento Icosapent etile, in grado, lo ribadiamo, di poter ridurre il rischio cardiovascolare residuo, giunge dopo un decennio di progettazione e conduzione di ricerche sugli esiti clinici cardiovascolari basati sull’evidenza. Nello studio di riferimento REDUCE-IT ha raggiunto il 25% di riduzione del rischio relativo di eventi cardiovascolari: rispettivamente del 31% per gli attacchi cardiaci, 28% per l’ictus e 20% per la morte cardiovascolare.

Luca Ruffini, General Manager Amarin Italia, ha concluso: Abbiamo iniziato a sviluppare icosapent etile in Europa più di dieci anni fa con l’obiettivo di ripensare la gestione delle malattie cardiovascolari, con particolare attenzione alle cure preventive con icosapent etile intendiamo offrire al medico, al cittadino al paziente e alle Istituzioni un nuovo potente alleato per la lotta alle malattie cardio-cerebrovascolari. È un obiettivo che fa parte della mission di Amarin e continueremo a lavorare per rendere disponibile al più presto questo nuovo trattamento che promette di contribuire a migliorare la qualità di vita dei pazienti con rischio cardiovascolare residuo.

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